Friday, April 14, 2006

Tensione di oggi e incertezza di domani

Speravo di postarvi un bel commento sull'esito delle elezioni, un'analisi del voto degli italiani, ma non intendo farlo fino a quando questa grottesca polemica sull'esito del voto, da parte dei perdenti, non sarà terminata.
Per il momento faccio solo presente che, sì, Berlusconi sarà anche il presidente del consiglio ad aver governato più a lungo senza interruzioni nella storia della Repubblica... ma è anche il solo ed unico a non aver accettato l'esito naturale del voto popolare, legittimo e regolare, a 4 giorni dal termine della consultazione (e a 3 dallo spoglio). Un bello spirito democratico!
Ma non è di questo che volevo parlare oggi. Vorrei piuttosto spostare il focus su due argomenti interessantissimi:
1- il prezzo del brent che oltrepassa la quota dei 70 $ al barile;
2- uno scenario (di Piero Sinatti) sul futuro dei rapporti tra Russia e Italia.
Sul prezzo del greggio ecco qualche passaggio degno di nota:

19:34 - Petrolio: il Brent supera per la prima volta a Londra il livello di 70$
Radiocor - Londra, 13 apr - Il prezzo del petrolio Brent sul mercato di Londra ha superato il livello di 70 dollari al barile per la prima volta da quando sono iniziati gli scambi nella forma attuale nel 1988. A far volare i prezzi del greggio le continue tensioni politiche tra l'Iran e la comunita' internazionale. I corsi del petrolio sono saliti fino a 70,20 dollari. Depurati dell'inflazione i prezzi restano sotto al livello degli 80 dollari (a prezzi odierni) toccati dopo la rivoluzione iraniana del 1979. (RADIOCOR) 13-04-06 19:34

Un estratto dal Financial Times:

"Crude oil prices reversed earlier weakness on Thursday, with Brent crude climbing to a record, amid increasing geo-political tensions over Irans’ nuclear ambition and concerns over supply disruptions in Nigeria.
IPE Brent for June delivery closed 71 cents higher at $70.57 a barrel after hitting a record of $70.68 a barrel late in the European session while Nymex May West Texas Intermediate ended up 70 cents at $69.32 a barrel.
Crude prices have been trading in a volatile fashion after a larger-than-expected 3.2m barrel increase in US inventories, which pushed stocks to the highest level since May 1998, was announced by the Energy Information Administration on Wednesday.
The global oil market supply demand balance is set to become tighter this year according to the International Energy Agency. The IEA said Opec would have to increase output this year to meet global oil demand and make up the shortfall from Russia, Nigeria and from other, non-Opec, producers
."

Il Corriere ne parla estesamente (vedi qui versione intera), riportando l'analisi dell'IMF sulle conseguenze di lungo periodo dell'impennata record del brent:

"NEW YORK (USA) - Nubi fosche si addensano sull'economia mondiale e, di conseguenza, anche su quella italiana. L'aumento dei prezzi del petrolio del 10% circa potrebbe «comportare una minor crescita mondiale pari all'1-1,5%». È la stima fatta dal vicedirettore delle ricerche del Fondo monetario internazionale (Fmi), David Robinson, nel corso della conferenza di presentazione dei primi tre capitoli del World Economic Outlook 2006. Un calo non da poco, se si pensa che il governo uscente stima per l'Italia una crescita nel 2006 pari all'1,3% del Pil. Si prospetta quindi un 2006 che sia come il 2005 a crescita zero. Le conseguenze dell'attuale caro greggio - spiega l'Fmi - persisteranno più a lungo di quanto accaduto in passato, aggravando gli squilibri dell'economia mondiale e aumentando il rischio che si producano shock improvvisi. Per far fronte all'emergenza il Fondo monetario internazionale raccomanda ai paesi consumatori di petrolio di trasferire integralmente l'aumento dei prezzi petroliferi mondiali sui prezzi energetici interni per ridurre il consumo di petrolio e attenuare gli squilibri globali delle partite correnti."

Passando poi al secondo punto, ovvero al futuro delle relazioni bilaterali italo-russe, ecco il bell'articolo di Sinatti:

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

Putin saluta l'amico e attende le mosse del futuro premier

di Piero Sinatti

Le elezioni politiche italiane hanno avuto nei media russi una copertura insolitamente ampia.

L’affermazione “faticosa” del leader dell’Unione, Romano Prodi, viene letta (specie dalla Nezavisimaja Gazeta”) anche alla luce dei rapporti italo-russi, in una dimensione di politica internazionale che è stata assente nel duro confronto pre-elettorale italiano. L’Italia, tra i paesi della Ue e più in generale tra quelli occidentali, è il secondo partner della Russia, dopo la Germania. La quota della Russia nel volume complessivo dell’interscambio dell’Italia costituisce il 4,6%, quella dell’Italia rispetto alla Russia nel volume è del 5,7%. La struttura dell’export è sbilanciata, sul lato russo, a favore del settore energetico (oltre l’80%): gas naturale (la Russia fornisce il 25% del fabbisogno italiano di gas naturale), petrolio e derivati. Seguono metalli ferrosi e non ferrosi (circa il 10%), legname e prodotti chimici. L’Italia esporta in Russia beni di largo consumo (48%) e macchinari (30%). Nei primi sei mesi del 2005 il volume dell’interscambio è stato pari a 10 miliardi di dollari, oltre il 50% in più rispetto allo stesso periodo del 2004. L’Italia ha partecipato, con l’Eni (Snam), alla costruzione del gasdotto sottomarino “Blue Stream” (decisa alla fine degli anni Novanta), che unisce Russia e Turchia attraverso il Mar Nero. Lo scorso novembre, i presidenti Berlusconi, Putin e il premier turco Erdogan inaugurando ufficialmente a Samsun, Turchia, il terminale del gasdotto, si sono accordati sul progetto di un gasdotto Russia-Turchia-Italia meridionale (costo 2 miliardi di dollari, potenzialità dal 2008 di export di 15 miliardi metri cubi di gas annui). Tutto questo rappresenta la continuazione della partnership italo-russa che dura dagli anni Sessanta, che ha visto protagonisti in Italia sia il settore pubblico che quello privato. Tuttavia, il premier uscente Berlusconi ha contribuito al loro incremento, di pari passo con le accresciute necessità energetiche del nostro Paese.

Berlusconi e Putin

I due leader hanno stabilito in cinque anni ottimi rapporti personali, nel quadro della concezione personalistica berlusconiana della politica estera. “Amico Silvio” e “Amico Vladimir”. Reciproca ricca ospitalità. Putin nella grande villa di Sardegna di Berlusconi. E questi ospite delle dace di Sochi e di Zavidogo. Paradossalmente, Berlusconi, leader di centro-destra è stato, assieme all’ ex cancelliere tedesco Schroeder, leader di centro sinistra, il principale e più convinto partner europeo di Mosca. Nel campo energetico, l’accordo russo-turco-italiano per il gasdotto Russia-Turchia-Europa meridionale è stato preceduto di soli pochi mesi da quello siglato da Putin e Schroeder per la costruzione del gasdotto baltico NEG (North Europe Gaspipeline) Russia-Germania, che ha irritato Polonia e Baltici. La Germania riceve dalla Russia circa il 39% del proprio fabbisogno di gas. Con le elezioni tedesche prima e con quelle italiane ora Putin ha perduto i due principali “amici” sulla grande scena europea. Accusati di aver aumentato l’energo dipendenza dalla Russia dei rispettivi paesi. Berlusconi, tuttavia, si era spinto oltre Schroeder nella sua “russofilia”, mal vista dai paesi del Nord Europa e da quelli ex-comunisti , “russofobi”. Sulla questione cecena, Berlusconi ha sposato per intero le tesi russe, contro gli indirizzi espressi dal Parlamento europeo e, in minor misura, dalla Commissione. Durante il summit della Ue a Roma del novembre 2003, cui partecipava Putin, Berlusconi aveva affermato che la Russia era vittima delle attività terroristiche cecene e aveva definito “calunnie” gli attacchi dei media occidentali contro Mosca su questa questione. Posizione decisamente “riprovata” negli altri paesi europei. Al pari delle difesa del Kremlino per l’affaire Khodorkovskij. Nel summit Nato-Russia svoltosi vicino a Roma, a Pratica di Mare, sotto la presidenza del premier italiano (maggio 2002), venne tenuto a battesimo il neonato Consiglio Nato-Russia. Anche se finora poco effettivo, resta luogo di incontro tra Mosca e gli occidentali, specie per la lotta comune contro il terrorismo internazionale. In quell’occasione, Berlusconi auspicò non solo una grande alleanza strategica Usa-Ue-Russia, ma anche l’ammissione di Mosca nell’UE, per rafforzarne il ruolo di quest’ultima come “grande soggetto politico” internazionale. La stessa proposta fu avanzato da Berlusconi nel vertice Eu-Russia di Roma del novembre 2003. La “russofilia” di Berlusconi è singolare, al pari dell’amicizia che ha stretto con Putin, ex-colonnello del Kgb, una delle istituzioni fondamentali di quel totalitarismo comunista di cui il leader italiano si propone (a comunismo morto e sepolto) come il più fiero, coerente e indefettibile avversario. Accomuna Putin e Berlusconi il ruolo che nelle loro fortune politiche ha giocato il controllo delle televisioni e la loro “distanza” dal corretto gioco mediatico-democratico-parlamentare delle democrazie occidentali.

Prodi e la Russia

Le relazioni Italia-Russia, con la nuova leadership di centrosinistra, sicuramente, saranno meno calde ed enfatiche di quelle del passato quinquennio. Del resto, la diminuzione delle forniture di gas all’Italia nello scorso inverno durante la guerra del gas russo-ucraina (e il Grande Freddo), aveva oscurato l’affidabilità di Mosca come grande partner energetico di Roma. E reazioni negative hanno suscitato a Roma i tentativi di Gazprom di penetrare direttamente nel mercato energetico italiano. Romano Prodi, sulla questione cecena, ha manifestato, come presidente della Commissione, posizioni critiche nei confronti della Russia. E non ha condiviso le posizioni di Berlusconi sull’ingresso di Mosca nell’UE. Lo impediscono sia lo stato e la complessità dell’economia della Russia sia la sua posizione geopolitica, sia la settantennale durata del regime comunista in Russia e in quasi tutto lo spazio ex-sovietico. Prodi, d’altro canto, ha anche respinto le pressioni per l’entrata dell’Ucraina nell’UE, esercitate dai paesi postcomunisti dell’Unione e dagli USA. Circostanza non sgradita a Mosca. “Nezavisimaja Gazeta” (11 aprile) ricorda che visitando la Lettonia nel 2002, Prodi affermò che «qualsiasi aggressione contro uno stato membro della Ue sarà vista come aggressione contro l’intera Unione europea». Indiretto era il riferimento all’articolo 5 del patto di Washington sulle garanzie della sicurezza dei membri della Nato”, tra cui i paesi baltici ex-sovietici. E da chi se non dalla Russia la Lettonia (con gli altri due stati baltici) percepiva il timore e il pericolo di aggressione? Prodi, tuttavia, si è dichiarato contrario all’ammissione dell’Ucraina nell’Unione (chiesta in particolare dagli Usa). Posizione non sgradita a Mosca. Più volte il futuro premier italiano si è pronunciato a favore della creazione attorno all’UE di una “cerchia di paesi amici”, non “membri effettivi” con potere decisionale, ma come “partner in campo economico e culturale”. Una cerchia che va dal Nord Africa agli Urali.

La sinistra del centrosinistra

La sinistra neosocialdemocratica e neocomunista ha da tempo rimosso del tutto la Russia. Ne ha parlato poco o niente. Mai però ha manifestato contro la guerra in Cecenia, come ha fatto per altri conflitti nel mondo. I neo comunisti più o meno inconsciamente rimproverano alla Russia il crollo del sistema comunista. E forse sono sovietonostalgici. Prodi riporterà i rapporti italo-russi sui loro piani economico-politico-diplomatici. Più di Berlusconi, concerterà con l’Europa la sua politica verso la Russia. Con Mosca, del resto, è avverso - al contrario di Berlusconi che l’ha approvata - all’avventura Usa in Iraq. Quanto ai rapporti economico-commerciali l’economista Prodi ben difficilmente cambierà strada rispetto a quella seguita nel quinquennio da Berlusconi. Se Putin “ha perso un amico”, con Prodi manterrà sicuramente un buon partner. Sostanzialmente non cambierà la politica di Roma verso Mosca. Come del resto, non è cambiata quella della cancelliere Angela Merkel, dopo l’uscita di scena di Schroeder.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home