Thursday, April 20, 2006

Honour to Djokar Dudaev

10 anni fa, la notte tra il 20 e il 21 Aprile 1996, moriva il Presidente della Repubblica Cecena d'Ichkeria, il Generale Djokar Musaevich Dudaev, quando un missile teleguidato russo, sembra grazie a una telefonata satellitare che Dudaev stava effettuando, ha centrato il rifugio del Generale sui monti della Cecenia meridionale. Mosca, che l'ha ritenuto per almeno 5 anni il nemico numero uno del Cremlino, pensò allora di avere risolto per sempre il problema ceceno. Si sbagliava.

Descrivere con precisione la vita e l'opera del Patriota ceceno è una impresa troppo alta anche per questo blog. Vale solo la pena, allora, ripercorrere i tratti salienti della sua attività politica.
Dopo una prestigiosa carriera militare che lo elevò, dopo aver combattuto la campagna di Afghanistan, al rango di Generale, alla fine degli anni '80 era al comando di una squadriglia di caccia nucleari dell'aviazione sovietica, di stanza a Tartu (Estonia), sul mar Baltico.
Durante il collasso dell'URSS si rifiutò di reprimere i moti nazionalisti anti-russi che erano esplosi anche in Estonia dopo il 1989, riscuotendo subito enorme simpatia ed ammirazione tra la polazione oltre che tra le nuove leve politiche baltiche (assicurandosene un sostegno diplomatico. Qui avrebbero infatti riconosciuto, infatti, la Cecenia indipendente).
Nella "primavera" del 1990 Dudaev, vedendo sorgere in tutto lo spazio sovietico movimenti nazionalisti alla ricerca della propria libertà e indipenza, decise di tornare nella natìa Cecenia (anche se Djokar nacque in Asia Centrale, nelle terre dove i ceceni erano stati completamente deportati da Stalin nel 1943) e di prendere in mano le redini della repubblica, guidando un popolo ribelle a quell'indipendenza a cui aveva aspirato da lunghissimo tempo (praticamente fin da quando entrò in contatto con i russi nel XVIII secolo).
Entrò nel KNK (Kонфедерация Hародов Kавказа - Confederazione dei Popoli del Caucaso) e riuscì a creare un largo fronte nazionale pro-indipendenza (grazie al Bart', movimento politico-culturale-intellettuale fondato da Zelimchan Jandarbev, una delle persone più intelligenti in Cecenia in quegli anni). Si creò tuttavia una sorta di doppio-potere, perchè naturalmente le autorità sovietiche del Soviet di Grozny non erano disposte a concere libere elezioni e a perdere il potere.
Ma le forze innescate da Dudaev si rivelarono incontenibili. Vennero indette nuove elezioni che si tennero regolarmente e senza vistosi disordini nell'autunno del 1991 e che incoronaro Djokar Dudaev Presidente della Repubblica autonoma di Cecenia-Inguscezia, di cui proclamò l'indipendenza (della sola Cecenia) nel novembre del '91.
Si stava completando una Rivoluzione Nazionale, un risorgimento: Dudaev nei fatti impose libere elezioni ma l'esito che ne risultò fu inequivocabile. C'era la percezione netta che l'indipendenza fosse qualcosa che spettava di diritto al popolo ceceno . E in effetti era così. Quanti sedicenti stati sono stati riconosciuti e sostenuti dalla Comunità Internazionale "bene" quando faceva comodo? (realismo docet)
Sulla Cecenia per tutti gli anni '80 era gravata una larghissima disoccupazione, soprattutto giovanile. Sembra paradossale, poichè la Cecenia ha avuto per tutti gli anni '70 e '80 un forte sviluppo petrolifero, con alti livelli di produzione e di impiego... Ma ad essere occupati erano esclusivamente le manovalanze russa colonizzatasi nella parte settentrionale della Cecenia e i tecnici provenienti dal Nord dell'URSS. Per questo Dudaev non ebbe difficoltà a raccogliere consensi. Un orgoglio nazionale calpestato e offeso da secoli di dominio russo prima, poi sovietico, poi ancora russo non poteva accettare che le ricchezze del paese venissero spartite solo tra i coloni venuti da fuori. Così vennero amnistiati i criminali comuni e i giovani ceceni scesero dai villaggi di montagna per arruolarsi in massa nella costituenza Guardia Presidenziale (un corpo destinato a resistere fino all'invasione russa del 1999). Il Soviet ceceno gradualmente perse il controllo del territorio a vantaggio del movimento nazionale. Si assaltarono le basi sovietiche sul territorio e, nei fatti, si nazionalizzò l'industria petrolifera, anche se il caos in cui versava il paese fece scendere la produzione a livelli minimi. L'economia legale di fatto cessò, a causa dell'embargo russo, lasciando grande spazio a contrabbando e delinquenza comune (furti e assalti a treni, camion e "sifonamenti" alle pipe-line russe). Nel '92 si varò una nuova Costituzione, con qualche emendamento in vigore ancora oggi nell'istituzione della CRI oggi clandestina.
Tra il '92 e il '94 i servizi segreti russi (complici le loro teste di ponte in Cecenia) attentarono almeno tre volte alla vita di Dudaev, tentando di rovesciarne il governo con azioni sulla falsariga di quelle che deposero i presidenti indipendentisti nazionalisti anti-russi Zviad Gamsakhurdia (dopo la caduta, si rifugiò proprio a Groznij) e Abulfaz Elchibej.
Nel 1993 a Groznij si arrivò alle strette con l'opposizione interna. Temendo fosse finanziata da Mosca (e l'ennesimo golpe che fu tentato di lì a poco, nell'autunno del '94 lo confermò without any doubt), sciolse il Parlamento facendo persino aprire il fuoco su alcuni termidoriani.
Che dire?
La storia di Dudaev e della Cecenia pre-guerra 94-96 è almeno in parte una storia di sangue, violenza e anarchia. Negarlo sarebbe scorretto. Ma sicuramente non è tutto, c'è dell'altro. L'anarchia era anarchia appunto solo in parte: dal punto di vista della criminalità dilagante e del poco rispetto (ma era dovuto?) verso le istituzioni della precedente epoca sovietica.
Non ci si dimentichi, però, che quello di Dudaev era un governo democratico e forte (orientato a non farsi piegare dai ripetuti tentativi russi di deporlo e a non mostrare remore circa l'uso della forza per la difesa della sicurezza nazionale) e inequivocabilmente orientato in una politica estera forse troppo ambiziosa. Il problema fu proprio questo: Dudaev aveva una visione sicuramente idealista, ma non così fantasiosa come molta letteratura tende a ricostruirci. Certo, aveva vaneggiato (ma soltanto in chiave elettorale) di costruire "un Kuwait caucasico" coi proventi del petrolio, si era illuso di riuscire a creare una Confederazione di Stati Indipendenti nel Caucaso (aiutando i separatismi nord-caucasici grazie anche al sostegno delle repubbliche già indipendenti della Transcaucasia), aveva proposto alla Russia di entrare nella CSI (ingresso rifiutato inzialmente dal gruppo GUAAM) purchè riconoscesse l'indipendenza cecena... ma era anche riuscito a rinsaldare il legame nella KNK, e per un certo periodo l'intesa con Elchibej e Gamsachurdia (soprattutto con quest'ultimo) si era fatta molto forte. Dudaev e la KNK, in un intricatissimo gioco di alleanza politiche, erano anche riusciti a portare alla separazione dell'Abchazia dalla Georgia dell'ex-comunista moderato Shevardnadze: questa, a mio modo di vedere la vicenda, era una mossa, poi fallita miseramente, destinata a indebolire il nuovo regime georgiano, più aperto con Mosca, nella speranza che ci fosse ancora possibilità per gli zviadisti di tornare al potere a Tbilisi. Inoltre è risaputo che la Turchia aveva offerto sostegno politico e diplomatico al governo ceceno, fornendogli anche alcuni consiglieri militari. Dudaev si era anche incontrato con rappresentanti americani.
Insomma... i vaneggiamenti in politica estera erano vaneggiamenti fino a un certo punto. La geopolitica dell'epoca sembra sposare alla perfezione una Cecenia indipendente. Inoltre il governo di Dudaev non ha mai avanzato pretese espansionistiche (nessuna "grande Cecenia". Il divorzio consensuale con l'Inguscezia ne è la testimonianza) nè condotto operazioni di pulizia etnica.
Mi sono immaginato spesso Dudaev come un personaggio da film di azione-politica, e mi venivano in mente sempre i "cattivi" delle storie hollywoodiane, i cattivoni che vogliono ottenere l'avido interesse personale a discapito di misere vite umane! Ma non è questo il Dudaev che corrispondeva alla realtà. Dudaev ha indubbiamente dato ai Ceceni qualcosa che questi hanno voluto per lungo tempo, e per il quale hanno versato sangue per secoli. Non si è arreso, garantendo così la sopravvivenza della Rivoluzione Nazionale (che teoricamente perdura fino ad oggi). Ha resistito a innumerevoli tentativi di essere deposto. Ha usato le maniere forti con l'opposizione interna... quando era necessario e perchè aveva connivenze col Cremlino. Ha fatto aperture religiose (e dalle autorità religiose sufi ha avuto un sostegno decisivo, soprattutto nella fase iniziale) ma da persona totalmente laica (gira la storiella di un episodio che lo riguarda: poco prima di giurare solennemente sul Corano, nel novembre del '91 , disse a chi stava con lui: "Certo, noi ceceni siamo veri musulmani. Preghiamo 4 volte al giorno!"... "Ehm, Generale, 5 volte al giorno... 5!"), senza mai negare la determinazione a costruire una democrazia, rispetto alla quale uno stato islamico sarebbe stato sicuramente in contrasto. Inoltre proprio Dudaev è sempre riuscito, a differenza di Maskhadov, a controllare, amministrare e a gestire la distribuzione delle risorse (umane, militari e finanziarie) -che si producevano in Cecenia o che arrivavano dall'esterno- ai vari gruppi che spesso erano in contrasto tra loro. Gruppi poi passati al wahhabismo nel dopo-guerra e nel dopo-dudaev.
Confusione sì. Anarchia certamente no.
Ufficialmente, secondo il punto di vista della CRI (e di molti ceceni), Groznij (nome russo, "la terribile") si chiama oggi Djokar, poichè nel 1996 il presidente ad interim Jandarbev volle rendere onore al Presidente assassinato.
Un personaggio scomodo, sicuramente morto prematuramente.
"Slave who does not try to escape slavery, deserves double slavery"
(D.D.)

2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Grazie per questa bella ricostruzione storica. Non so però quanto lui avrebbe potuto controllare meglio la situazione al posto di Maskhadov. Comunque mi rendo sempre più conto che, specialmente su Dudayev, se ne dice ogni volta una cosa diversa. Credo che la verità potranno solo scoprirla le generazioni cecene future.

Sat May 06, 12:49:00 am 2006  
Blogger il_Cordigliere said...

Certamente la mia è una lettura di parte. Non ho mai nascosto la mia simpatia per Dudaev. Però trovo superificiali e veloci le "analisi" che lo dipingono come un criminale, un pazzo o un pericolo pubblico.

Certamente era un uomo rigido, e mirava al potere personale (costruire la CRI per delegittimare il Soviet ceceno di cui non era membro), ma questo si sovrappose perfettamente con la storia di un popolo indomito che si è ribellato per secoli, e che al ritorno a Grozny, dopo la deportazione, si è visto completamente escluso dal benessere legato all'industria petrolifera di cui godevano per il 90% solo i coloni russi che vivevano a Grozny e nel circondario.

Una storia di ingiustizia e umiliazione.

Dudaev ha respinto 4 tentativi di rovesciare il suo governo quando nel Caucaso tutti i leader nazionalisti venivano deposti con lo zampino di Mosca (1992-93).

Non credo, onestamente, che le generazione cecene future avranno modo di scoprire onestamente chi era Dudaev. Oggi, fatti salvi i ragazzi che prendono la via dei monti, i giovani ceceni crescono avendo come modello Kadyrov e i lottatori russi che vanno a fare match in Cecenia. I valori nuovi (ricchezza, potere, prepotenza) non sono più quelli vecchi (onore, forza, coraggio). Quale coraggio esprime Kadyrov? E poi c'è un bel da dire che la guerriglia è contro l'Islam tradizionale!

Dudaev non ha alcuno spazio nella Cecenia di oggi, in una Grozny dove tutte le vie e i palazzi sono dedicati ad Akhmad Kadyrov.

La verità possiamo provare a ricostruirla noi, nel nostro piccolo, e se veramente siamo interessati.

Il Cordigliere

Mon Jun 19, 02:41:00 pm 2006  

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