Monday, July 17, 2006

Libano

Che dire della situazione in Libano?
Francamente da studente di scienze politiche capisco le necessità strategiche di Israele per perseguire la sua sicurezza nazionale. Paese storicamente circondato da paesi ostili, o una volta tali (Giordania, Egitto), e già abituato a subire una doppia offensiva "a tenaglia", per la quale rimane vivo il ricordo positivo della Guerra dei Sei Giorni. Nel momento in cui si avverte un'offensiva su due fronti, la risposta è sempre stata e forse non può che essere intensa (ed evidentemente violenta).
Ma da comune cittadino, e dal punto di vista di uno che non ha mai tralasciato di difendere Israele quando era necessario, vorrei fare qualche osservazione. Sui media e nelle piazze (anche in quelle virtuali, ovvero i blog) si discute se Israele abbia "il diritto di difendersi". Che ragionamento è? Mi pare evidente che Israele, come qualsiasi stato, ha il diritto di difendersi se aggredito! Discussioni di questo tipo lasciano evidentemente il tempo che trovano.
Mi sembra invece più opportuno valutare la faccenda in base alle sue implicazioni geopolitiche. Spesso chi è chiamato a formulare piani per la sicurezza nazionale di un paese non valuta la situazione a livello di stabilità regionale, o pensa che sia possibile garantire la propria sicurezza interna in un'area infiammata. Tradotto, la concezione di "sicurezza" che hanno i militari può discostarsi di molto da quella dei civili. Quel che è certo, è che condurre un bombardamento massiccio di questo tipo, senza palare delle vittime civili che ne conseguono, mi pare un modo piuttosto pericoloso di difendersi dai nemici esterni. Si fa poca distinzione, per non dire nessuna, tra governo libanese e Hezbollah (che, pur avendo un ministro nell'esecutivo, è ben lungi dall'occuparlo interamente), e si è avviata un'offensiva militare durissima senza neanche un ultimatum iniziale. Così facendo non si fa altro che indebolire la posizione del premier libanese. Male. Mi pare che demolire un paese fragile come il Libano (che aveva appena iniziato una ricostruzione dopo il dramma della guerra) sotto una pioggia di bombardamenti , con timidi tentativi di trascinare la Siria nella zuffa, siano un modo gratuito di esacerbare tensioni già aspre.
Per quel che riguarda lo scenario politico italiano, trovo vergognoso che a destra (ciò vale anche per la Bonino) si stigmatizzino tentativi di "mediare un conflitto", quasi che criticare una scelta di politica estera di Israele sia una cosa proibitissima o sinonimo di anti-sionismo. Se Israele sbaglia, o esagera, non vedo nulla di strano nel muovere critiche costruttive. E il diritto internazionale (che per ora non è stato violato) vale comunque tanto per lui quanto per gli altri stati. Non degno di attenzione le pulsioni della sinistra radicale.
In definitiva penso che sicuramente Israele abbia diritto di difendersi, ma non è questo il punto. Il nocciolo è che lo sta facendo in un modo molto pericoloso per i fragili equilibri regionali, e io ammonisco, che si cessino subito le ostilità. Da una situazione del genere il Libano non ne può uscire certamente rafforzaro, e con lui la stabilità del Medio Oriente.
Intanto a Parigi si esprime "solidarietà per il Libano" (per un retaggio coloniale di lunga data), Chirac da San Pietroburgo giudica "aberranti" le offensive israeliane, e De Villepin si reca addirittura a Beirut. Link & link.
Il mio soprannome non è un caso, personalmente apprezzo la storia francese e il suo sistema politico, nonchè i valori che porta avanti dall '89. Anche in questa occasione confesso di non sentirmi totalmente distante dalle parole di Parigi. Così come contestare la politica di Bush non vuol dire essere antiamericani (è un'accusa che non accetto, visto l'amore che ho per gli U.S.), criticare quella israeliana non vuol dire essere "nemici di Israele".
Il Cordigliere

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