Sunday, March 12, 2006

I paradossi del Cavaliere negli Stati Uniti

Schlesinger: "È troppo distante dai valori americani"

Silvio Berlusconi e il suo spot sulla portaerei americana Intrepid nel commento dell’illustre storico americano Arthur Schlesinger raccolto da Arturo Zampaglione e uscito su la Repubblica in data 3 marzo 2006.

NEW YORK - Professor Schlesinger, ha sentito? Silvio Berlusconi viene presentato negli Stati Uniti come un «nuovo De Gasperi». Lui stesso, nel discorso di mercoledì notte sulla portaerei Intrepid, ancorata non lontano da qui, ha proposto di trasformare il mondo in «una grande America». Lei che ne pensa? «In teoria dovrei essere orgoglioso per questa professione di fede in una serie di valori che hanno sempre contraddistinto il nostro paese, e che tanti di noi hanno aiutato a difendere e rafforzare. Ma non mi fido, perché viene da Silvio Berlusconi, un uomo che ha sempre dimostrato di essere molto distante dai principi che ispirano la nostra democrazia». Pochi personaggi hanno lo spessore e l´esperienza politica di Arthur Schlesinger Jr. A dispetto dell´età - ormai è alla soglie dei novanta anni - il grande storico e biografo kennediano appare instancabile, curioso, impegnato, con la battuta sempre pronta e la passione di un vero intellettuale liberal. È sempre stato un amico dell´Italia e - lo ammette chiaramente - un nemico di Silvio Berlusconi. Ad alimentare le sue riserve sul presidente del Consiglio non sono solo gli articoli dell´Economist, ma anche la lettura dell´ultimo libro di Alexander Stille, che lui ha ricevuto prim´ancora dell´uscita ufficiale nelle librerie newyorkesi. Perché è così sospettoso sulla buona fede di Berlusconi? «Nessuno, tra i politologi americani e i conoscitori dell´Italia, pensa che Berlusconi sia sincero nelle dichiarazioni sul modello americano. In un certo senso erano inevitabili, visto il contesto ufficiale della sua visita, ma l´insistenza e la forza con cui le ha poste fanno pensare a un tentativo di guadagnarsi in fretta una popolarità negli Stati Uniti, da poi rivendersi nelle elezioni italiane.». Michael Stern, responsabile della "Intrepid Foundation", ha parlato di Berlusconi come l´artefice di un ravvicinamento storico tra Roma e Washington e come «un nuovo De Gasperi della politica italiana». È un paragone calzante? «Non scherziamo. Alcide De Gasperi era una persona pia, un uomo santo che credeva nella presenza divina. Berlusconi crede solo in se stesso.» Ma perché è così sicuro, professore, del carattere strumentale delle posizioni berlusconiane? «Non sono certo il solo, né qui né in Europa, a dire che abbiamo a che fare con un acrobata della politica. Ma, nel risponderle, vorrei cercare di attenermi ai fatti, senza farmi condizionare da altre opinioni. Berlusconi vuole che il mondo diventi una grande America? Ma tutto quello che fa, in politica e negli affari, va nel senso opposto ai valori americani. Ad esempio, si presenta di nuovo alle elezioni con l´appoggio dei suoi miliardi e di sei reti televisive, senza alcun rispetto per le norme sul conflitto di interesse. Negli Stati Uniti non avrebbe alcuna chance. » Berlusconi punta anche sul suo ruolo di alleato di George W. Bush nella guerra al terrorismo e ha citato, l´altro ieri, il contributo italiano agli sforzi militari in Afghanistan e Iraq. «Berlusconi ha sempre fatto molto comodo a Bush, perché ha diviso il fronte europeo e ha appoggiato la Casa Bianca sull´avventura in Iraq. L´anno scorso, come paradossale ricompensa per questo ruolo, il presidente del consiglio subì l´umiliazione del caso Calipari: ricevette da Washington solo qualche vaga espressione di cordoglio per la morte dell´ufficiale artefice della liberazione della Sgrena di e una totale chiusura sul fronte delle indagini militari».
Data di pubblicazione: 03.03.2006 - Fonte: La Repubblica

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