Wednesday, March 08, 2006

A un anno dall'assassinio del Presidente ceceno Maskhadov

Come può la mia mente oggi non ritornare al nefasto 8 marzo 2005, quando le principali agenzie di inf0rmazione diedero confuse notizie (poi confermate dalle fonti separatiste) circa il brutale e vigliacco assassinio del Presidente ceceno Aslan Maskhadov?

Dedicare lo spazio di oggi alla memoria di questa grande figura e continuarne a condannare la vile eliminazione, un anno fa esatto, mi sembra il minimo.


Chi era Aslan Maskhadov? Perchè è stato assassinato e a quali conseguenze ha portato la sua eliminazione?

Aslan Alievich Maskhadov nacque nel 1951 nelle steppe dell'Asia entrale, in Kazachstan, dove era stato deportato tutto il popolo ceceno nel febbraio del 1944. Dopo una brillante formazione in scuole militari sovietiche divenne Colonnello d'Artiglieria dell'esercito sovietico. Al crepuscolo dell'Unione Sovietica, quando tutte le nazioni federate all'URSS stavano ormai completando la lotta per l'indipendenza nazionale, Maskhadov fece ritorno in Cecenia dove si unì al Generale Dudaev, eletto democraticamente Presidente della Repubblica Cecena (poi rinominata) d'Ichkeria, indipendente dal novembre del 1991. Tra gli uomini più vicini a Dudaev, Maskhadov aiutò il Presidente a resistere ai ripetuti tentativi russi di rovesciare il governo ceceno legittimo (ma indipendente). Durante la prima guerra russo-cecena Maskhadov si mise brillantemene in luce per alcune brillanti operazioni e per la vittoriosa battaglia finale che ha portato alla liberazione della Cecenia dalle truppe russe che l'avevano invasa nel 1994: nell'agosto 1996, scomparso da alcuni mesi il Presidente Dudaev (assassinato da un missile teleguidato russo), Maskhadov guidò l'operazione "opzione zero", che condusse alla liberazione di Grozny, ancora occupata da 25/30'000 soldati russi, con 3-4'000 guerriglieri ceceni armati. Lo stesso giorno a Mosca, in quelle stesse ore, il presidente russo Boris Eltsin, stava giurando solennemente dopo essere stato appena rieletto al Cremlino (a fatica e con il necessario sostegno del generale A. Lebed').

Si andò necessariamente incontro a trattative (accordi di Chasavjurt) che portarono al ritiro completo russo dalla Cecenia, alla promessa di collaborazione reciproca in vista della successiva risoluzione del problema territoriale (fissata per il 2000), e alla promessa del finanziamento russo per la ricostruzione della repubblica, dopo le devastazioni causate dai due anni di guerra.
All'inizio del 1997 le nuove elezioni (necessarie dopo la morte di Dudaev) consacrarono Maskhadov Presidente della Repubblica cecena: le elezioni furono perfettamente legittime, Mosca le riconobbe e furono convalidate dagli osservatori internazionali all'epoca presenti. Maskhadov vinse con il 65% dei consensi superando i diretti rivali Jandarbiev (fino ad allora presidente ad interim) e Basaev. Il candidato che si presentò con un programma wahhabita (M. Udugov) ottenne lo 0,8%.

Il periodo tra le due guerre è troppo delicato per poter essere sintetizzato efficacemente. Maskhadov tentò di salvaguardare l'indipendenza nazionale raggiunta (e difesa strenuamente) contro molteplici forze che lottavano in senso contrario. Da una parte Mosca che non si era ancora rassegnata all'idea di dover riconoscere la Cecenia come stato indipendente e che, possiamo dire in malafede, non fece arrivare un soldo per la ricostruzione dei danni arrecati. Dall'altra numerosi comandanti di campo che, divenuti popolari durante la prima guerra, non avevano deposto le armi e si erano dedicato in quel tempo a furti, sequestri e rapine. La piaga dei sequestri, come è noto, divenne endemica. La lotta di Maskhadov contro di essa fu senza quartiere. Alla violenta criminalizzazione di alcuni settori della guerriglia si sovrapponeva sempre più massicciamente il radicalismo islamico di matrice wahhabita. Molti celebri comandanti di campo, ancora neutrali nella prima guerra, si convertirono al wahhabismo (visto un po' come un canale politico alternativo a quello democratico che aveva portato all'elezione di Dudaev e di Maskhadov). Il gruppo estremista wahhabita contestava insistentemente Maskhadov, ne chiedeva le dimissioni pretendendo l'introduzione della Shari'a e compiendo diversi attentati (falliti) al presidente. Nell'estate del 1998 a Gudermes si arrivò allo scontro armato: le forze dell'ordine ingaggiarono uno scontro con una banda estremista. Maskhadov pretese l'allontanamento dalla Cecenia dei gruppi radicali, ma la forza che questi avevano maturato, durante la prima guerra e dopo (grazie ai sequestri), rese molto arduo affrontare il problema senza rischiare di arrivare alla guerra civile. Nel frattempo a Mosca l'aria stava cambiando. Eltsin era coinvolto in uno scandalo finanziario e gli Oligarchi cercavano qualcuno da poter collocare al Cremlino per difendere gli interesse leciti e illeciti acquisiti. L'ex agente del KGB, ubbidiente e poco istrionico, Vladimir Putin sembrò essere il successore adeguato. Nessuno poteva immaginare quanto in là sarebbe andato l'ex uomo forte dei servizi di sicurezza della Lubjanka. Gli oligarchi si operarono per il suo sostegno. Durante l'estate del 1999 i gruppi wahhabiti invasero il Daghestan, una repubblica non ribelle (ma anche'essa instabile) appartenente alla Federazione Russa. Putin, a fine luglio, venne nominato primo ministro e gli venne data carta bianca per respingere l'offensiva. Venne fuori poco dopo che l'oligarca russo Boris Berezovskij (poi esiliato a Londra, dove vive tutt'ora) aveva finanziato l'offensiva dei radicali islamisti. L'idea fu confermata dal Presidente Maskhadov, dal presidente della repubblica autonoma d'Inguscezia e da un giornale francese. In breve il Daghestan venne liberato. Per il Cremlino era la "prova" tanto cercata che i ceceni minacciavano l'integrità territoriale russa, che miravano a separare gli altri territori del Caucaso settentrionale. Ma come convincere la popolazione? Nel settembre del 1999 alcuni attentati, di matrice palesemente statale, russa (Putin fu capo dell'FSB, il successore del KGB, fino al luglio del '99 quando divenne premier) colpirono alcune città della Russia centrale e della periferia moscovita. Centinaia di morti. Furono accusati i ceceni. Non una prova. Un giorno fu ritrovato un quintale di tritolo non ancora innescato nello scantinato di un palazzone della periferia russa, con sopra un'etichetta del ministero degli Interni. Qualcuno allora, anche nella società russa, comincio a formulare ipotesi di complotto (Lebed'), e gli attentati, guarda caso, finirono.

Ma l'opinione pubblica era ormai pronta per una nuova guerra, quella che Putin scatenò nel settembre del 1999, quatto-quatto, mentre Europa ed America erano impegnate a risolvere la crisi del Kosovo. A Natale Eltsin diede le dimissioni e Putin, che gli firmò un'immunità vitalizia, divenne il nuovo presidente.

Cosa è successo dopo è cronaca. Cronaca di violenza, morte, odio, stupro, soprusi, negazione del diritto all'esistenza di un popolo.

Quando il Cremlino, disonorando tutti gli impegni che la parte russa aveva assunto ufficialmente a Chasavjurt, decise di invadere ancora la Cecenia, il Presidente Maskhadov e la stragrande maggioranza dell'establishment politico passò nuovamente dietro il fucile. Il suo collaboratore, il muftì Akhmad Kadyrov, scelse di collaborare con Mosca (e per breve tempo riuscì a diventare presidente di un governo fantoccio retto da Mosca, prima di morire in un attentato della guerriglia separatista). La violenza della guerra rese necessario un riavvicinamento tra la maggioranza laica e i gruppi radicali islamisti.

Dagli atti di terrorismo compiuti dalla guerriglia cecena a Mosca e a Beslan (in dinamiche che hanno molti punti non chiariti) il Presidente Maskhadov si è sempre dissociato a più riprese. Un esempio tra gli ultimi.

Per 6 lunghi anni di guerra Maskhadov ha cercato senza sosta: di aprire un negoziato con Mosca per arrivare a una trattativa, di ottenere credito presso l'Occidente (che teoricamente si vanta di essere paladino dei diritti umani senza accorgersi quando questi sono calpestati), e di destabilizzare il governo-fantoccio che Putin aveva scelto per elezioni assolutamente irregolari, tenutesi nel 2002. I tentativi di Maskhadov caddero nel vuoto: Mosca rifiutò costantemente di aprire un dialogo con quelli che considerava soltanto "terroristi". L'Occidente non seppe dare ascolto alla parte laica, moderata e democratica di un popolo i cui diritti sono stati violati palesemente. Progressivamente la "normalizzazione" di Putin, per quanto fallimentare (non riuscendo infatti a stabilizzare la regione, portando anzi ad un deterioramento di tutta la fascia ciscaucasica), ha condotto alla "cecenizzazione" del conflitto.

Negli ultimi mesi, prima del suo assassinio, alcuni parenti di Maskhadov sono stati sequestrati e trattenuti indebitamente da servizi di sicurezza russi. Maskhadov ha proclamato nel febbraio del 2005 un mese di tregua unilaterale che è stato abbondantemente rispettato da tutti. Non un solo scontro armato si è avuto in quel periodo, a riprova della sua autorità, forse a volte contestata ma mai negata. L'appello al dialogo è caduto nel vuoto, come gli altri. Pochi giorni dopo, l'8 marzo 2005, Maskhadov fu assassinato in circostanze poco chiare.

Capire le cause della sua eliminazione è un compito che ha svolto egregiamente il direttore del blog CeceniaSOS. Sinteticamente: Maskhadov era il solo leader in grado di arrivare a una soluzione politica della questione, il solo uomo con l'esperienza e il carisma tale da poter guidare un processo di pace simile a quello del Kosovo. Probabilmente Maskhadov era l'ultima speranza. La sua stessa persona, sempre oggetto di vigliacchi insulti e di menzogne infondate, evidenziava le contraddizioni della politica russa e la complicità (innegabile, mi pare) dell'Occidente.

Che scenari ha aperto la sua eliminazione? Sicuramente i peggiori. La guerriglia separatista non è più ormai solo cecena e i campi di battaglia non sono più solo in Cecenia. In questi ultimi anni sono aumentati gli scontri in Daghestan, in Inguescezia, in Ossezia e in Cabardina. Se prima solo la Cecenia aveva una questione aperta con Mosca, oggi tutta la fascia del Caucaso settentrionale è preda di una massiccia ondata destabilizzante che la guerra di Putin ha soltanto aumentato. Ormai il terrorismo, che nel 1999 non c'era, ha messo radici. Ormai il "morbo", che nel 1999 non c'era, si è esteso a tutto il Caucaso settentrionale. L'Islam caucasico, tradizionalmente moderato, sta subendo sempre più forti i colpi della repressione russa e, dunque, sta approdando ad una certa radicalizzazione. Sul piano militare, la battaglia di Nalchik dell'ottobre scorso (Nalchik è in Cabardino-Balcaria, ben lontano dalla Cecenia!) tra autorità federali e locali e guerriglieri islamici ne è stata una prova, stiamo assistendo ad un deteriorarsi della situazione in tutte le repubbliche prima relativamente tranquille.
Il silenzio dell'Europa (e in un certo qual modo anche degli Stati Uniti di Bush) non solo circa l'assassinio di Maskhadov, ma anche verso tutta la vicenda del genocidio, che è ancora ben lungi dall'aver conosciuto giustizia, è stato "assordante". L'Europa non ha avuto il coraggio di mettere la Russia davanti ai suoi crimini (o quando l'ha avuto, è avvenuto solo a titolo personale da parte di alcuni meritevoli parlamentari europei) . Gli Stati Uniti, ben consci di quale sia la concezione putiniana della "democrazia", e di come sia assente il concetto di "diritti umani" in Russia, sono rimasti intrappolati nella contraddizione della cosiddetta "guerra al terrorismo" che hanno lanciato. Tale logica spacca il mondo in due e rende la guerra cecena una lotta russa contro il terrorismo, come Putin ha sempre voluto intenderla.
In definitiva, amici, l'Occidente non ha saputo imporre la salvaguardia della democrazia e il rispetto dei diritti umani che dichiara di difendere. E' curioso che molti politicanti e giornalisti oggi giorno esaltino non meglio identificate virtù dell'Occidente... dimenticando che l'onore lo si è perso nella complice omertà.
ES

5 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Ah!.... E così hai voluto aspettare a dirmelo... eh? Bel blog! Ritornerò.... ;-)

Thu Mar 09, 12:21:00 am 2006  
Blogger il_Cordigliere said...

Qui si pontifica. Da te invece si discute con rigore. ;)

Thu Mar 09, 12:45:00 am 2006  
Anonymous Anonymous said...

ciao emanuele tutto bene?
benvenuto tra i blogger

Thu Mar 09, 07:30:00 pm 2006  
Blogger il_Cordigliere said...

ciao luigi, va tutto bene. grazie del benvenuto e della visita!

Fri Mar 10, 07:19:00 pm 2006  
Blogger Donatella said...

Davvero molto ben scritto questo post. L'ho letto con molto interesse.
Alla prossima,
Dona :)

Wed Apr 09, 11:56:00 pm 2008  

Post a Comment

<< Home