Sunday, April 30, 2006

Perdite di ieri e quelle di oggi

Si potrebbe parlare di tante cose in questo weekend... dagli scandali che travolgono l'establishment laburista in Gran Bretagna (nota: da settembre mi trasferisco a Londra, quindi coprirò con attenzione l'inevitabile scisma, per altro già nell'aria, all'interno del Labour), agli incontri commerciali tra Angela Merkel (a sua volta oggetto di derisione della stampa popolare britannica che ne ha immortalato le grazie...) e Vladimir Putin per il progetto di costruzione di una pipeline baltica con la conseguente esclusione degli ex-stati satelliti di Mosca (un nuovo patto Moltov-Ribbentrop, come si precisa indignati in Polonia?)... dalla gloriosa ascesa di Fausto Bertinotti alla Presidenza di Montecitorio (con un discorso che mi ha commosso), alle previsioni per la nomina del nuovo governo e l'elezione del Presidente della Repubblica (chi vi parla sostiene la candidatura di Massimo D'Alema)...
Ma in realtà voglio semplicemente ricordare due grandi personaggi dell'economia mondiale che sono scomparsi o sono stati celebrati in questo weekend: J. K. Galbraith ed Enrico Mattei.
In memoria di Enrico Mattei nel centenario dalla nascita (29 aprile 1906 - 29 aprile 2006) sono state organizzate svariate manifestazioni e incontri. Riporto un estratto dal sito ENI:
"Nei giorni successivi alla tormentata fine della guerra civile in Italia, Enrico Mattei venne incaricato di liquidare le attività dell’Agip. Invece scelse di disattendere questa indicazione, per conseguire un obiettivo che riteneva fondamentale: garantire al Paese un’impresa energetica nazionale, che dal 1953 si chiamerà Eni, in grado di assicurare quanto serviva ai bisogni delle famiglie e allo sviluppo della piccola e media impresa, a prezzi più bassi rispetto a quelli degli oligopoli internazionali.
Mattei riuscì a costruire intorno alla sua figura un’aura mitica. Fu abile nel costituire una rete di collaboratori capaci di muoversi sulla scena internazionale e questo divenne uno dei punti di forza che la società, oltre gli interessi specifici, seppe offrire all’azione diplomatica dell’Italia. Fu tra i primi a coltivare lo spirito di frontiera e il rispetto delle culture diverse. Mattei aveva chiaro che non era possibile fare strategia internazionale senza conoscere bene i singoli territori su cui si andava ad esplorare. La diversità Eni fu per anni una sorta di eccezione, un’impresa che compiva scelte diverse da quelle della maggioranza dei suoi concorrenti, tanto da sfidare il buon senso comune. Mattei è stato il simbolo di un modo di pensare l’Italia, abbastanza visionario da riuscire a trasformare una nazione sconfitta e contadina in un Paese avanzato con una forte industria energetica."
E' scomparso invece due giorni fa il grande economista liberal americano John Kenneth Galbraith, consigliere di Franklyn D. Roosvelt, John F. Kennedy, Lindon Johnson (prima della divergenza sulla guerra in Vietnam) e, ultimo, Bill Clinton.
Senza troppi dettagli tecnici o retorica mielosa, lo ricordo con un articolo del New York Times apparso ieri. Eccone un estratto.

John Kenneth Galbraith, 97, Dies; Economist Held a Mirror to Society
(By H.B. Noble, D. Martin)
John Kenneth Galbraith, the iconoclastic economist, teacher and diplomat and an unapologetically liberal member of the political and academic establishment that he needled in prolific writings for more than half a century, died yesterday at a hospital in Cambridge, Mass. He was 97.
Mr. Galbraith lived in Cambridge and at an "unfarmed farm" near Newfane, Vt. His death was confirmed by his son J. Alan Galbraith.
Mr. Galbraith was one of the most widely read authors in the history of economics; among his 33 books was "The Affluent Society" (1958), one of those rare works that forces a nation to re-examine its values. He wrote fluidly, even on complex topics, and many of his compelling phrases — among them "the affluent society," "conventional wisdom" and "countervailing power" — became part of the language. (...)
He strived to change the very texture of the national conversation about power and its nature in the modern world by explaining how the planning of giant corporations superseded market mechanisms. His sweeping ideas, which might have gained even greater traction had he developed disciples willing and able to prove them with mathematical models, came to strike some as almost quaint in today's harsh, interconnected world where corporations devour one another. (...)
From the 1930's to the 1990's, Mr. Galbraith helped define the terms of the national political debate, influencing the direction of the Democratic Party and the thinking of its leaders. (...)
He advised President John F. Kennedy (often over lobster stew at the Locke-Ober restaurant in their beloved Boston) and served as his ambassador to India.
Though he eventually broke with President
Lyndon B. Johnson over the war in Vietnam, he helped conceive Mr. Johnson's Great Society program and wrote a major presidential address that outlined its purposes. In 1968, pursuing his opposition to the war, he helped Senator Eugene J. McCarthy seek the Democratic nomination for president.
In the course of his long career, he undertook a number of government assignments, including the organization of price controls in World War II and speechwriting for
Franklin D. Roosevelt, Kennedy and Johnson. (...)
But other economists, even many of his fellow liberals, did not generally share his views on production and consumption, and he was not regarded by his peers as among the top-ranked theorists and scholars. Such criticism did not sit well with Mr. Galbraith, a man no one ever called modest, and he would respond that his critics had rightly recognized that his ideas were "deeply subversive of the established orthodoxy." (...)

2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

azzo vai al Londra!
a fare cosa?

Tue May 02, 05:26:00 pm 2006  
Blogger il_Cordigliere said...

Vado in erasmus alla SSEES (www.ssees.ac.uk) ;)

Tue May 02, 10:05:00 pm 2006  

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