Il terrorista ceceno Shamil Basaev è morto in Inguscezia nella notte tra domenica e lunedì, in circostanze, come al solito, per nulla chiare. La notizia, prima diffusa dai servizi di sicurezza russi, è stata infine confermata dal
Kavkaz Center.
Con Basaev, scompare un elemento dannoso per la pace nel Caucaso, ma di certo non l'ultimo (come Anna Zafesova ha impropriamente sostenuto oggi su
La Stampa): fino a quando Putin porterà avanti la politica del pugno di ferro nel Caucaso settentrionale la stabilità è una parola priva di senso. Sicuramente il colpo inferto alla guerriglia cecena è pesante, ma ben lontano dall'indebolire una struttura militare abituata a individuare nuovi leader (quale quella cecena) e una rete di gruppi armati ribelli attivi in tutto il Caucaso settentrionale e perfettamente unificati sotto la bandiera verde dell'Islam. Basaev ne era il leader indiscusso (nel ruolo di
Amir dei mujahedin del Caucaso settentrionale), e la sua morte più che essere un duro colpo lo renderà probabilmente un mito per le generazioni a venire, come il personaggio storico di cui porta il nome.
Shamil Basaev era, per sua stessa ammissione (fatto non di poco conto)
un terrorista. Amante di Che Guevara, ex-venditore di computer, genitori uccisi in un bombardamento russo nel '95, ha passato i primi anni dell'epoca dudaevista (91-94) compiendo in prima persona atti di terrorismo(sabotaggi e, soprattutto, dirottamenti). Nel '92 ha combattuto in Abchazia con il supporto provato dei servizi di sicurezza russi: in quella sede sono stati aperti canali di contatto la cui interruzione purtroppo non è mai stata verificata. Nel '95 Basaev prese in ostaggio l'ospedale di Budennovsk riuscendo carambolescamente a rovesciare le sorti del primo conflitto, a vantaggio delle forze cecene: un centinaio di persone morirono in un tentativo goffo delle teste di cuoio russe di liberare gli ostaggi che solidarizzarono con il terrorista ceceno. Erano tempi completamenti diversi da quelli post-9/11. Alla fine della guerra Shamil Basaev diventa il principale rappresentante del cosiddetto
wahhabismo in Cecenia (assieme a Zelimchan Jandarbev e a Movladi Udugov), rifiutando ogni tentativo del Presidente Maskhadov di cooptarlo in un governo di unità nazionale e, anzi, dichiarandogli guerra in diversi attentati falliti compiuti tra il '98 e il '99.
Basaev è il principale artefice del fallimento del processo di state-building ceceno portato avanti dal Presidente Maskhadov: tuttavia sarebbe assurdo imputarne a lui tutta la colpa. Mosca tra il '98 e il '99 cercò in ogni modo di impedire al governo di Grozny di consolidarsi e di potersi avviare sulla strada di un'Indipendenza che, agli occhi dei ceceni, era stata conquistata col sangue, sul campo.
In quegli anni caotici Basaev era probabilmente coinvolto nel business dei sequestri, che ha portato ingenti finanziamenti ai radicali ceceni, attraverso riscatti più consistenti del previsto puntualmente pagati dal "mediatore del Cremlino", il potentissimo oligarca Boris Berezovski (poi sottomesso da Putin e oggi rifugiato politico a Londra). Fonti autorevoli testimoniano come lo stesso Berezovski abbia finanziato l'invasione wahhabita del Dagestan, condotta da Basaev e al-Khattab nell'agosto del '99 e che ha di fatto aperto le operazioni militari poi sfociate nel secondo conflitto russo-ceceno[Sinatti 2000, Gabashvili, 2001].
Capire cosa stesse architettando Basaev tra il '98 e il '99 è un fatto decisivo, che va osservato parallelamente a ciò che stava avvenendo a Mosca. Prima del '99 erano gli oligarchi a imporre il loro peso sul Presidente Elstin', poi con Putin tutto è cambiato: gli oligarchi sono stati sottomessi (ponendo anche molti dubbi sull'effettivo liberalismo dell'economia di mercato russa), le regioni sono state private di ogni potere con un rigidissimo centralismo, gli organi di stampa sono stati quasi tutti posti sotto il controllo del Cremlino, alcuni oppositori hanno fatto una brutta fine.
Shamil Basaev aveva un suo piano, un piano completamente diverso da quello dell'indipendentismo ceceno. Basaev cercava una sua popolarità, e ha pensato di trovarla ponendosi come successore ideale dell'Imam Shamil', il leggendario capo àvaro che guidò la Grande Guerra del Caucaso contro lo Zar. Putin ha trovato un partner ideale in Basaev, ed è in quest'ottica che si collocano i misteriosi atti di terrorismo dell'estate '99 contro palazzi civili (attribuiti alla guerriglia cecena, ma di indubbia matrice stragista), preparati all'uopo per scatenare una seconda guerra in Cecenia [Sinatti 2000, Gabashvili 2001, Allaman 2003]. Vladimir Putin prima di diventare primo ministro nell'agosto del '99 era stato il direttore dell'FSB, disponendo dei mezzi ideali per preparare una strategia del terrore su larga scala. Putin intendeva infatti costruire la sua ascesa personale sulla guerra in Cecenia, e così è stato. Basaev sperava invece di approfittare di un rinnovamento del conflitto per accrescere la sua leadership, non tanto in Cecenia, quanto in tutto il Caucaso settentrionale. Utilizzando il pugno di ferro per reprimere pericoli che allora erano solo retorica,
Putin ha creato il terrorismo islamico in Russia, auto-realizzando la minaccia sbandierata.
Basaev ha rivendicato vergognosi atti di terrorismo di matrice cecena (Dubrovka '02, Beslan '04), ma va precisato che Basaev ha rivendicato molti attentati (o opere di sabotaggio) di cui non era assolutamente responsabile, e di cui è stata accertata l'origine mafiosa o accidentale. Basaev intendeva portare avanti la spirale di violenza duettando con Putin. La cosa stava bene ad entrambi, Basaev non aveva alcun timore ad addossarsi il patrocinio di atti di terrorismo, anche se la vera dinamica di questi è spesso difficile da provare. I principali atti terroristici e, più recentemente, le uccisioni mirate dei leader ceceni (Maskhadov, Sadullaev, Basaev stesso),
cadono infatti con un tempismo perfetto, questi impressionante, come se qualcuno, al Cremlino, stesse cercando di usare la questione cecena come un teatrino di marionette per rafforzare sempre più il potere personale di Putin. Ogni atto di terrorismo avviene, stranamente, in coincidenza con eventi importantissimi per la legittimazione internazionale della resistenza cecena, con il fine assai probabile di offuscare l'immagine della guerriglia cecena (e del ruolo di Maskhadov).
Non sapremo mai che legami c'è stato tra Basaev e i servizi di sicurezza. Sembrerebbe però, e la sua uccisione lo confermerebbe, che Basaev sia stato volutamente lasciato libero di agire, costantemente sorvegliato dai servizi di sicurezza. Insomma se ne sarebbero serviti fintanto che ne avevano bisogno - a detta di molti testimoni locali Basaev girava spesso in macchina spostandosi tra Cecenia e Inguscezia, e dove era il suo nascondiglio non sembra fosse un mistero. Non è un caso che Basaev sia morto solo ora, e dopo l'eliminazione di tutti i principali leader moderati. Oggi di Basaev non ce n'era più bisogno. Il tempismo è perfetto... a pochi giorni dall'inizio del G-8 che si terrà a San Pietroburgo, dove Putin potrà agevolemente vantarsi dei progressi fatti nella lotta al terrorismo. In ogni caso, anche se le circostanze esatte della morte non sono chiare (e non lo saranno mai), sembra che in ogni caso esse inchiodino comunque Mosca alle sue responsabilità. Basaev stava girando con un camion carico di tritolo in Inguscezia, con una scorta di 3 auto al seguito, in un'area teoricamente iper-controllata dalle forze federali russe. Che si sia trattato di incidente (non lo credo) o di una uccisione mirata ad opera dei servizi di sicurezza (ciò che penso corrisponda al vero) in ogni caso è la conferma che Basaev era LASCIATO LIBERO di girare liberamente fuori dalla Cecenia, e che
solo adesso si è eliminato, perchè l'appuntamento del G-8 è un appuntamento troppo importante per Putin. La libertà con cui Basaev si spostava tra Balcaria, Inguscezia, Daghestan e Cecenia fa sorgere pesanti sospetti su eventuali collegamenti con i servizi di sicurezza, in un'area altamente militarizzata e costellata di posti di blocco.
Voglio chiarire che non è mai stato provato un collegamento tra Basaev e Bin Laden. Nè tra Al-Qaeda e la guerriglia radicale cecena. Si sono sentite molte speculazioni a riguardo, ma mai nessuna spiegazione chiara e argomentata. Opinione di chi Vi scrive è che Basaev fosse un retaggio del separatismo nazionalista, con una metastasi wahhabita che lo ha reso anche un prodotto del putinismo. Un problema non internazionale ma INTERNO della Russia. Non ho mai letto proclami attribuiti a Basaev in cui il nemico fosse l'Occidente o il "satana americano", ma sempre gli infedeli russi. Mosca afferma che il terrorismo ceceno è legato ad Al-Qaeda, e che quindi è un problema internazionale... salvo poi rifiutare ogni risoluzione collegiale del problema nascondendosi dietro i "la Cecenia è un problema interno nostro". Quale contraddizione!
La stessa favola del "piano per un attentato al G-8 " (che Basaev avrebbe voluto portare a termine) è pura propaganda del FSB. Dico, mi hanno preso per un deficiente? Questa favolta potrà funzionare con una vecchia babushka colcosiana, ma non certo con me.
Cosa accadrà d'ora in poi?A mio avviso non ci sarà alcuno spazio per soluzioni politiche del conflitto, tantomeno ora. L'eliminazione di Basaev assesta un duro colpo alla guerriglia, anche se va precisato che l'impegno di Basaev in Cecenia negli ultimi tempi era fortemente limitato. Egli agiva principalemente fuori dalla repubblica, mantenendo vivi preziosissimi contatti tra le varie jama'at (comunità islamiche) delle repubbliche circostanti. In questo senso la morte di Basaev potrebbe indebolire l'attività di coordinamento della guerriglia caucasica. L'attuale Presidente separatista, Doku Umarov, non ha gli stessi contatti con l'estero di cui godeva Basaev, e questo potrebbe indebolire il coordinamento delle operazioni, nonchè l'egemonia (finora indiscussa) della guerriglia cecena. Dubito che scoppieranno feudi tra le varie guerriglie. L'Islam è un collante troppo forte nel Caucaso settentrionale. con Basaev muore un grande leader che diventa leggenda, ciò potrebbe addirittura dare nuovo slancio alle migliaia di giovani disoccupati ed emarginati da uno sviluppo malato. Non ci sono elementi per ritenere che la guerriglia caucasica cesserà di costituire la maggiore sfida all'assolutismo putiniano: ne è un prodotto e ne è la conseguenza logica.
Vorrei concludere questo lungo post con un'osservazione. La condanna morale di chi prepara atti di terrorismo contro civili è netta. Nulla può giustificare lo spargimento di sangue innocente. Ma Basaev era uno che aveva semplicemente deciso di rispondere a Putin con le sue stesse armi. Basaev rappresenta l'alter-ego di Putin nel Caucaso settentrionale: come il primo, anche questo è un terrorista che ha deciso di versare sangue civile e che ha scelto di piegare ogni anche minima simpatia separatista con uno spietato terrorismo di stato.
Una condanna (necessaria) di Basaev non può dissociarsi da un rifiuto ancor più netto dell'operato di Vladimir Putin. Finchè sentirò ancora parole di ammirazione per Putin, mi rifiuto di discutere le strategie di lotta messe in atto dalla guerriglia caucasica.
Con la morte di Basaev (che tutti avremmo francamento voluto vedere ben prima) pare chiudersi completamente l'epoca del separatismo di origine dudaevista. Oggi rimane solo, sulle sue macerie, un Islam radicale che rappresenta l'unica speranza per molti. La storia insegna che l'eterna resistenza cecena contro i russi ha incontrato delle pause, prima di ricominciare più forte che prima. Ebbene, troppo sangue è scorso perchè in Cecenia si possano dimenticare le umiliazioni subite.
L'ultimo auspicio rimane quello che, a fronte di un'Europa sempre più viscidamente supina verso il nuovo imperialismo energetico russo, almeno a Washington si ritrovi la volontà di tutelare davvero la democrazia e i diritti umani. Non nelle parole, ma nei fatti. E' ora di capire che una sedicente "santa alleanza contro il terrorismo islamico" unifica, contro un nemico volatile e in modo assai improbabile, delle super-potenze intimamente nemiche e con interessi contrapposti. E' ora di riprendere coscienza che essere portatori e garanti di certi valori vuol dire trattare gli stati che questi violano come loro spetta. Non si possono tollerare sconti verso stati liberticidi come la Russia o la Cina. Anche se constato con rammarico come l'amministrazione Bush non abbia fatto in partenza i passi giusti in questa direzione.
Chiedo scusa ai lettori della lunghezza, ma la morte di Basaev è un fatto epocale.
Il Cordigliere